Le differenze tra fobie e paure dei cani

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Le differenze tra Fobie e Paure dei cani

Differenza fra paura e fobia

Molti cani hanno delle paure: per esempio, quando c’è un temporale, potrebbe capitare che un cane pauroso, si nasconda sotto al letto. Tuttavia, se lo chiamiamo per giocare o per fare la pappa, uscirà dal suo rifugio e ci verrà incontro.

Nel caso di un cane fobico, quella stessa situazione comporterebbe un’emozione talmente forte da rendere impossibile qualsiasi distrazione da quello stato emotivo.
Non solo, si potrebbero associare anche altre manifestazioni legate alla paura estrema, come, a titolo d’esempio: perdita di bave, di urine, tremori ecc.

Nell’articolo ti spiegherò come gestire queste situazioni.

Perché un cane ha paura?

Ci siamo mai chiesti perché un cane dovrebbe presentare delle difficoltà nell’affrontare alcune situazioni provando una sensazione di pericolo?

Le ragioni possono essere diverse.

Partiamo dal fatto che ci può essere una predisposizione genetica che rende un cane più o meno timoroso nei confronti di ciò che accade durante la sua giornata.
A determinare quanto tale predisposizione genetica influenzi il comportamento del cane è però un altro fattore: il piano esperienziale precoce.

Che cos’è un piano esperienziale precoce?

L’insieme di esperienze sociali e ambientali che il cucciolo vive nei primi 6 mesi di vita (ma soprattutto nei primi 3 mesi) e che determinerà il suo sviluppo comportamentale.

Dovremmo quindi parlare di epigenetica ossia di una interazione tra il corredo genetico del cucciolo e l’ambiente in cui vive i suoi primi mesi di vita.
(inteso come stimoli visivi, uditivi, olfattivi, tattili e stimoli sociali come le interazioni con altri animali e con l’essere umano).

È proprio durante il così detto Periodo Sensibile che si gettano le basi per un comportamento equilibrato.

Cos’è il periodo sensibile?

Il periodo sensibile di un cane si riferisce ai primi mesi di vita fino a circa 6 mesi di età ed è molto importante in quanto in questo lasso di tempo le sue esperienze, l’ambiente in cui vive, i compagni di giochi e le persone del suo “branco famiglia” influiranno sulla personalità e sul comportamento futuro.

È importante quindi, durante il periodo sensibile, fornire un ambiente sicuro, amichevole e adeguatamente stimolante per aiutare il cane a svilupparsi correttamente.

Cosa si intende per Comportamento Equilibrato?

Un cane ha un comportamento adeguato quando sviluppa la capacità di adattarsi alle varie situazioni mettendo in atto sempre risposte comportamentali proporzionate agli eventi, al fine di adattarsi ai vari stimoli, rimanendo così in equilibrio con l’ambiente circostante.

Facciamo un esempio di comportamento equilibrato:

durante una passeggiata un cucciolo vede un signore sul marciapiede, sta per incrociarlo e inizia ad avere la sensazione piacevole di essere attratto da quel passante.

Il cucciolo è incuriosito dal sopraggiungere di questo estraneo e anche se questa persona (molto tranquilla), procede verso il cane con fare innocuo e senza mostrare interesse nei suoi confronti il cane cerca comunque di avvicinare il passante per annusarlo e interagire con lui in modo curioso e festoso.

Osservando il cucciolo potremmo notare uno stato di eccitazione e di felicità per aver incrociato una persona con cui interagire, ricavandone così qualche piacevole coccola.

Facciamo adesso un esempio di comportamento non equilibrato:

durante una passeggiata un cucciolo vede un signore sul marciapiede, sta per incrociarlo ma inizia ad avere la sensazione di essere in pericolo.

È spaventato dal sopraggiungere di questo estraneo sebbene questa persona sia molto tranquilla e proceda verso il cucciolo con fare del tutto innocuo e senza mostrare interesse nei suoi confronti.

Appena il passante sarà percepito come troppo vicino, il cucciolo scatterà, terrorizzato, per sottrarsi dalla persona, magari scendendo dal marciapiede oppure cercando di tornare indietro verso casa.

Osservando il cucciolo potremmo notare uno sguardo impaurito, coda tra le zampe, tremori e una respirazione accelerata, come se avesse incontrato un mostro che voleva aggredirlo.

In questo caso risulta quindi evidente che non vi è proporzionalità tra lo stimolo (un innocuo passante) e la reazione (di fuga o di evitamento in preda al terrore) messa in atto dal cucciolo.

Naturalmente gli esempi che ho descritto possono avere come protagonisti non solo cuccioli ma anche cani adulti.

Inoltre lo stimolo che è in grado di creare “il terrore” nei nostri cani può essere una persona, o un altro cane o una bicicletta, un bidone della spazzatura, una macchina etc etc.

Come mai un cucciolo dovrebbe avere un comportamento non equilibrato?

La risposta la troviamo indagando su come si sviluppa il comportamento in un individuo.

Come già anticipato, nelle prime fasi della vita di un cane le esperienze vissute permetteranno di riconoscere gli stimoli (cani, persone, rumori e oggetti)  come elementi innocuo da non temere.

Tutto ciò che non verrà invece esplorato e quindi conosciuto in quel periodo, anche sulla base della propria predisposizione genetica potrebbe, in futuro, essere identificato come pericoloso, generando appunto una reazione di paura o nei casi più gravi una reazione fobica.

Le basi della socializzazione

Durante il secondo mese di vita si iniziano a gettare le basi della socializzazione sia intraspecifica, ossia nei confronti degli altri cani, sia interspecifica ossia nei confronti dell’essere umano.

Inoltre nello stesso tempo il cucciolo impara, soprattutto tra il secondo e il terzo mese di età, a riconoscere i vari oggetti e a percepire i diversi rumori come innocui, a patto che venga esposto gradualmente e progressivamente a tutti questi stimoli sociali e ambientali.

In definitiva tra il secondo e il terzo mese di età, si assiste alla principale fase di sviluppo comportamentale del nostro cucciolo e quindi si iniziano a creare quelle competenze che verranno in seguito messe in atto nell’interagire con il mondo circostante, manifestando interesse o moderata cautela a seconda delle varie situazioni che dovrà affrontare.

In pratica durante il periodo sensibile il cucciolo andrà incontro a un processo di abituazione ai vari stimoli che incontrerà durante la sua quotidianità.

Risulta pertanto fondamentale che anche se è ancora molto piccolo, la sua sia una vita normo-stimolante e non volta troppo a iper-proteggerlo rischiando di allevarlo sotto una sorta di campana di vetro.

Più le esperienze precoci saranno graduali e progressive più sarà probabile che il cucciolo si adatterà a tutto ciò che incontrerà in futuro.

In caso contrario se le esperienze precoci saranno poche e limitate o troppo stressanti il cucciolo andrà incontro a un processo di sensibilizzazione che lo porterà ad essere eccessivamente preoccupato se non addirittura terrorizzato da ogni cosa, animale o persona.

Qual è la differenza tra Fobia e Paura del cane?

La differenza tra fobia e paura nel cane è la differente intensità emotiva.
La fobia infatti risulta nettamente più marcata della paura e non è proporzionata allo stimolo ricevuto (potremmo pertanto definirla ingiustificata).

Potrebbe essere paragonata a una crisi di panico in cui il cane perde completamente il controllo e mette in atto 4 possibili reazioni:

  • Tentativo di fuga o di evitamento dello stimolo
  • Immobilizzazione (detto anche freezing)
  • Aggressività
  • Tentativo di auto-tranquillizzarsi mediante attività sostitutive

Tentativo di fuga o evitamento dello stimolo

In presenza di un oggetto (o rumore) o di un cane o di una persona il cane potrebbe cercare di scappare in direzione opposta (trascinando con se il suo proprietario che si trova all’altro capo del guinzaglio) o quanto meno di evitare lo stimolo percepito come pericoloso distanziandosi anche solo di pochi passi.

Immobilizzazione (detto anche freezing)

L’immobilizzazione o freezeng è una reazione in cui il cane si blocca per il terrore alla vista di qualcosa o di qualcuno.
In tal caso il cane si “freezza”, ossia diventa una sorta di blocco di ghiaccio.
La sua rigidità e tale da non essere nemmeno possibile smuoverlo da dove si trova.

Aggressività

In alcuni casi il cane in preda al panico tenta di scacciare ciò che reputa pericoloso mostrando una reazione di marcata aggressività impulsiva e incontrollabile.
L’obiettivo è far desistere il cane, la persona e in alcune situazioni anche oggetti (come macchine etc) dall’avvicinarsi.

Tentativo di auto-tranquillizzarsi mediante attività sostitutive

Non trovando altre soluzioni può capitare che il cane metta in atto un comportamento apparentemente non correlato con quanto sta accadendo.

Ad esempio alcuni cani in preda al terrore generato dalla percezione di un pericolo o presunto tale iniziano a leccarsi compulsivamente una parte del corpo oppure ad abbaiare ossessivamente, a inseguire ombre e luci.

Tali reazioni, meno frequenti rispetto alle prime tra sono un modo molto particolare di affrontare quel disagio che si è generato dalla presenza di qualcosa che non è considerato innocuo.

Quali sono gli errori da evitare in questi casi

  1. Punire il cane
  2. Rimproverare il cane
  3. Forzare il cane

Per quanto possa essere ben compresa la frustrazione di un proprietario che quotidianamente deve gestire un cane in preda la panico, le suddette reazioni devono essere considerate non solo inutili per risolvere il problema bensì controproducenti e in grado di far degenerare la situazione.

Nei casi più gravi tali interventi correttivi andranno a minare il rapporto cane-proprietario.

In linea di massima, nel caso in cui un cane mostri comportamenti anomali (ossia non proporzionati allo stimolo) è sempre consigliato procedere con la visita medico veterinaria comportamentale al fine di identificare tutte le possibili cause fisiche e psicologiche e le relative soluzioni.

Se la valutazione non viene fatta da un professionista esperto il rischio è quello di adottare soluzioni che faranno ulteriormente aggravare la salute psico-fisica del cane.

errori da evitare quando sgridi il tuo cane

Sono molti i cani che seguo e che presentano comportamenti fobici; molti di questi sono stati considerati per errore semplicemente cani paurosi; cosa ancor più grave, per molti di questi cani, i consulenti precedentemente interpellati, hanno spesso proposto soluzioni inefficaci e controproducenti per queste situazioni, come ad esempio un corso di addestramento ( con esercizi come seduto, condotta al guinzaglio, terra, etc) o delle esposizioni forzate agli stimoli verso i quali i cani mostravano il loro forte disagio.

Beh, ti sfido a trovare prove scientifiche o riscontri clinici di questa assurda teoria.

Questa purtroppo è la tipica leggenda metropolitana priva di fondamento, nata negli anni ’70/’80, in un periodo in cui i dobermann venivano addestrati come cani da difesa, utilizzando metodi antiquati e brutali che creavano spesso individui poco equilibrati.
Inoltre, alcuni film dell’epoca tendevano a esaltare il comportamento aggressivo di questa razza e hanno contribuito a creare un mostro nella nostra mente.

Qualche riflessione potrebbe essere nata dal fatto che l’imponenza e l’atleticità del corpo del dobermann tendono a far apparire sottodimensionata e quindi “sproporzionata” la testa (che in gergo tecnico si dice levrettata).
Ma un’illusione ottica non basta per sostenere un’ ipotesi del genere.

Un esempio

Jacky, meticcio femmina di 3 anni, bianca e marrone di circa 15 kg.

Adottata a 5 mesi di età da una cucciolata di una cascina.

In occasione delle prime passeggiate proposte dai proprietari da subito ha mostrato marcata preoccupazione iniziando a tremare appena superato il portone del condominio.
Alla vista di auto e persone sembrava perdere la sua solita calma e voler tornare a casa tirando con tutte le sue forze.

Era ingestibile e inconsolabile.

Dopo 6 giorni la famiglia si è rivolta a un consulente che ha ritenuto che Jacky fosse solo un cane timido e che i proprietari non si stavano comportando da veri capobranco.

La soluzione proposta dal consulente è stata la seguente:

  1. Coccolare poco Jacky in casa
  2. Coccolarla principalmente fuori casa
  3. Non farla salire sul divano
  4. Darle da mangiare in casa solo metà razione di cibo
  5. 5-6 volte al giorno portarla a passeggio sotto casa per almeno 30 minuti a volta, per costringerla ad affrontare le sue paure. 
  6. Durante queste sessioni di “terapia” fuori casa avrebbe potuto ricevere l’altra mezza razione di cibo (in questo modo, a detta del consulente, avrebbe associato il cibo alla presenza di auto e persone, iniziando ad apprezzarle e a non temerle più).

Conseguenza

Purtroppo nell’arco di 4 giorni la situazione è precipitata sia perché Jacky aveva iniziato a perdere peso (in passeggiata il terrore era tale che come capita sempre in questi casi il cane rifiuta i cibo) e sia perché alla vista del guinzaglio iniziava a tremare e ansimare, tentando ogni volta di andare a nascondersi nella cabina armadio dei proprietari.

La famiglia a quel punto si è consultata con il veterinario curante che li ha poi messi in contatto con il sottoscritto per la visita comportamentale.

La visita del Medico Veterinario Comportamentalista

Dalla visita era emerso che Jacky presentava una Sindrome da Privazione Sensoriale, ossia una condizione molto complessa caratterizzata da stati fobici-ansiosi che richiedono una riabilitazione comportamentale molto particolare.

Ti riporto qui le prime indicazioni che ho fornito in attesa di iniziare poi il programma riabilitativo:

  1. ridurre al minimo le uscite da casa sia come durata che come quantità, conducendo Jacky nel primo mese solo nel cortile condominiale e nelle fasce orarie più tranquille;
  2. condurla in macchina in aree cani urbane e non in parchi isolati;
  3. modificare l’alimentazione evitando alcuni ingredienti e favorendone altri;
  4. sostituire l’antiparassitario utilizzato con uno alternativo (privo di alcune di quelle sostanze potenzialmente in grado di agire anche sul comportamento);
  5. iniziare la somministrazione di integratori fitoterapici ( derivati di piante etc).

A distanza di 2 settimane dalla prima visita abbiamo poi iniziato il programma di riabilitazione che si è concluso dopo circa 6 mesi.

Il risultato ottenuto è stato buono, non ottimo.

Infatti alcune patologie non possono essere eliminate del tutto ma solo ridimensionate.

Oggi Jacky è in grado di andare a passeggio e di tollerare molto bene auto e persone.

Se un passante prova ad avvicinarla lei a volte si mostra disponibile (soprattutto con donne e bambini e meno con gli uomini) mentre altre volte li evita con tranquillità.

Le auto sono per lei una cosa poco piacevole ma non più preoccupante (tranne nel caso di auto con marmitte scoppiettanti).

Le sue passeggiate vengono fatte in tutti i contesti sia in città che in montagna.

Recentemente ha anche iniziato una disciplina sportiva con una mia collaboratrice, in cui lei e i suoi proprietari di divertono molto.

Devo dire che non è stato facile per i proprietari perché inizialmente ci sono stati momenti di sconforto ma alla fine la tenacia, la costanza e la giusta metodologia riabilitativa hanno permesso di raggiungere un risultato molto soddisfacente e soprattutto una maggiore serenità per tutti.

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